Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Vale pure per chi si atteggia a Marchese del Grillo, ancorché – puta caso – si tratti del Guardasigilli.
Era scontato (visti i numeri dei votanti pro e contro) che la Camera dei deputati avrebbe negato l’autorizzazione a procedere richiesta dal Tribunale dei ministri per la vicenda – tristemente nota – di Osama Almasri: il torturatore libico riportato libero nel suo paese con areo di stato italiano, dopo che la Corte penale internazionale ne aveva disposto l’arresto provvisorio e la consegna.
Meno scontata la reazione stizzita del ministro Nordio, che invece di rallegrarsi per lo scampato pericolo, se l’è presa con i giudici che avevano chiesto l’autorizzazione. Accusandoli di aver fatto, “delle norme più elementari del diritto”, uno “strazio tale da stupirsi che non gli siano schizzati i codici dalle mani, ammesso che li abbiano consultati”.
Parole scomposte che l’ANM ha giustamente bollato come “contrarie a ogni principio di continenza, rispetto e misura”. Tanto più che se c’è qualcuno cui si potrebbe addebitare di non aver letto gli atti è proprio il ministro, che omette di ricordare che i giudici – nella loro relazione – premettono che, “ferme restando le attribuzioni del Parlamento competente a valutare la rilevanza di eventuali ragioni politiche poste a fondamento delle condotte degli indagati, […] non si può che procedere alla compiuta formulazione dei capi d’imputazione su cui la Camera dei Deputati sarà chiamata” a decidere.
Ecco appunto il Marchese del Grillo: che non si degna di considerare le ragioni degli altri, tutto concentrato com’è su se stesso; sia pure – per l’occasione – in versione “modesto giurista”, furbescamente confidando in almeno qualche smentita.
Fonte: Il Fatto Quotidiano



