Libera è parte civile nel processo Minotauro, procedimento intentato contro la ‘ndrangheta operante in provincia di Torino. A stabilirlo è stata la corte che ha sottolineato la soggettività di Libera ed ha rigettato tutte le eccezioni avanzate dalla difesa, sottolineando giuridicamente il diritto di far parte del processo. L’organizzazione criminale di stampo mafioso che la Procura ha individuato tra Torino e provincia lede l’azione di contrasto culturale che l’associazione porta avanti con costanza ed impegno nel territorio. Accettate inoltre le richieste degli enti, nei limiti dell’azione territoriale degli imputati. Per ogni ente, quindi, è stato possibile costituirsi nei confronti degli imputati operanti nella cellula cittadina, la cosiddetta “locale”. Diversa l’interpretazione data dalla corte sul “Crimine”, organo della società criminale deputato agli atti violenti per il quale è stata decisa l’indipendenza operativa sovralocale.
Solo per il Comune di Leinì – città fortemente interessata dall’inchiesta Minotauro tanto da ottenere il Commissariamento per infiltrazione mafiosa – le eccezioni della difesa sono state accolte: l’ente non potrà costituirsi parte civile per vizi di forma nella presentazione della domanda. Tramonta il tentativo di alcuni legali della difesa di spostare il processo a Reggio Calabria. La tesi esposta non ha trovato accoglimento nella Corte: il procedimento rimarrà nel capoluogo piemontese. Libera continuerà a presidiare l’aula bunker del carcere “Le Vallette” accompagnando la Giustizia nella ricerca della verità.
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