Ucraina: guerra aerea e il giallo degli aiuti militari italiani

Meloni zelensky

Centinaia di testate russe su Kiev in risposta al mancato accordo sulla tregua aerea. Il giallo degli aiuti militari italiani. I dati ufficiali dicono di  3 miliardi di euro, ma l’Osservatorio sulle Spese Militari (Milx) denuncia costi ‘nascosti’, che porterebbero il totale a superare e di molto quei miliardi. Chiarezza sulla base di dati ufficiali ma seminascosti.

Bersagli ‘paramilitari’

Centinaia di testate russe su Kiev in risposta al mancato accordo sulla tregua aerea e agli attacchi con droni su Mosca e San Pietroburgo. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov: «Non sono stati raggiunti accordi sulla tregua aerea. Le Forze armate russe stanno svolgendo i loro compiti: continuano a colpire infrastrutture militari e paramilitari». ‘Strutture paramilitari’, e ora la capitale diventa il bersaglio . Con l’Italia, tra i molti, in confusione. «Nessun intervento militare -ripete la premier-, ma aiuti». Ma quali e quanti questi aiuti? Alla scoperta del gran pasticcio.

Bilanci dello Stato tra somma e sottrazione

Le furberie politiche sono antiche e collaudate. Per ottenere il numero ‘politicamente’ più utile devi solo decidere cosa sommare o sottrarre in diverse voci di bilancio. Esempio pratico: ai 3 miliardi ufficiali documentati dall’Osservatorio sulle Spese Militari, non si aggiunge il contributo di circa 1,4 miliardi destinato all’European Peace Facility, promosso dall’Unione per il sostegno alla difesa in ‘contesti di crisi’. Ma il dubbio più significativo, riguarda le spese per il ripianamento delle scorte militari per sostituire le armi donate, nascoste nei programmi di riarmo nazionale.

Furbesco gioco a nascondino

Di fatto, impossibile distinguere quanto queste diverse voci sia dovuto al supporto militare all’Ucraina e quanto sia invece legato a esigenze interne di rinnovamento delle forze armate. Col dubbio più che legittimo sui totali di ‘spesa armata’. La mancanza di chiarezza sui costi reali, sommata all’aumento sproporzionato delle spese militari, solleva dubbi sulla gestione complessiva della difesa nazionale. Spese invisibili agli occhi dell’opinione pubblica, ma con un peso sempre più ‘evidente’ sui conti dello Stato.

Nuovi programmi militari per 42 miliardi

Dall’inizio dell’attuale legislatura, il Ministero della Difesa ha ottenuto il via libera all’avvio di nuovi programmi del valore  di oltre 42 miliardi e – più rilevante perché si tratta di somme effettivamente stanziate in modo vincolante – impegni finanziari pluriennali per 15 miliardi, con impegni annuali superiori al miliardo di euro per ognuno dei tre anni considerati, 2025, 2026 e 2027, elenca Enrico Piovesana dell’Osservatorio sulle Spese Militari.

Super armamenti a tutto campo

Acquisto di nuovi sistemi d’arma terrestri (carri armati, obici semoventi cingolati, blindati da combattimento, mortai e artiglieria di precisione a lunga gittata, razzi e missili antiaerei, armi anticarro, droni-bomba), marittimi (navi da guerra, sottomarini, droni, artiglieria e missili antiaerei e antinave), aerei (caccia, elicotteri, aerei spia e per la guerra elettronica, droni armati e da ricognizione, bombe e missili per combattimento e attacchi in profondità) e per le forze speciali (armi, equipaggiamenti, mezzi speciali e strumentazione varia).

Poi il fronte Nato

Poi le nuove tecnologie secondo gli standard di ‘interoperabilità Nato’ (satelliti, radar, sistemi di comunicazione, reti informatiche, centri di comando, capacità di difesa e attacco cyber) e per la loro preparazione (velivoli e simulatori avanzati per l’addestramento al combattimento e all’uso dei nuovi sistemi d’arma) e altri programmi per le ‘infrastrutture di supporto? a mezzi e truppe (caserme, basi aeree e navali, poligoni, arsenali).

Chi fornisce cosa

I fornitori nazionali sono Leonardo (mezzi aerei e apparati tecnologici di quelli terrestri e navali, satelliti, radar, sistemi di comunicazione e informatici, simulatori), Fincantieri (mezzi navali e subacquei), Iveco e Tekne (mezzi terrestri), Rwm (munizioni d’artiglieria), Mbda Italia (missili per gli elicotteri della Marina).

I fornitori europei: consorzi Eurofigher per i caccia Typhoon (composto da Leonardo, dalla britannica Bae Systems e dall’Airbus tedesca e spagnola) e Mbda per i missili e bombe (joint-venture composta da Leonardo, dalla britannica Bae Systems e da Airbus francese, tedesca e spagnola).

Altri stranieri: le americane Lockheed Martin (F-35 e artiglieria a lunga gittata), Raytheon (bombe per F-35 e razzi antiaerei), Boeing e General Dynamics (bombe per F-35), Aerovironment (droni), Gulfstream e L3Harris (aerei da guerra elettronica), Flyer (mezzi aviolanciabili), Stellantis Usa (mezzi tattici), le tedesche Rheinmetall (carri armati e cannoni antiaerei), Krauss-Maffei Wegmann (obici semoventi cingolati) e Grob (alianti addestrativi), la britannica Mbda Uk (missili per F-35), le francesi Thomson-Brandt (mortai) e Thales (satelliti), la spagnola Indira (armi antidroni) e la svedese Saab (lanciarazzi anticarro).

Il ruolo delle aziende israeliane è quintuplicato rispetto all’anno precedente. L’impegno finanziario pluriennale legato ai programmi di forniture su una cifra compresa tra i 600 e i 700 milioni di euro.

Difesa UE dal 2028: Italia 2,4 miliardi l’anno

Quanto costerà all’Italia il nuovo budget europeo per la difesa a 131 miliardi proposto dalla Commissione Von der Leyen? Utilizzando la quota italiana di contribuzione media al bilancio UE degli ultimi anni, circa 16,8 miliardi di contributo in sette anni per l’industria militare: 2,4 miliardi l’anno. Una cifra non ancora conteggiata nella stima della spesa militare italiana. A conti fatti, un esborso in più (nei sette anni) di 13,3 miliardi, cioè quasi 2 miliardi in più all’anno rispetto al livello attuale.

Quanto dipende dall’Ucraina?

La vera questione sollevata da Mil€x riguarda l’impossibilità di distinguere quanto di questo aumento dei costi sia dovuto al supporto militare all’Ucraina e quanto sia invece legato a esigenze interne delle forze armate. La mancanza di trasparenza rende difficile comprendere se il governo stia sottovalutando deliberatamente l’impatto economico delle operazioni o se semplicemente non ci sia un controllo adeguato sulle spese.

L’impegno italiano in Ucraina, mentre può rispondere a un dovere di solidarietà internazionale, pone interrogativi significativi sul piano economico e politico. La mancanza di chiarezza sui costi reali, sommata all’aumento sproporzionato delle spese militari, solleva dubbi sulla gestione complessiva della difesa nazionale.

Fonte: Remocontro


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