Un delitto di mafia (“la mafia fu”)

Il commento – Prendi un uomo, di quelli con la schiena dritta. Di quelli che sanno fare bene il proprio mestiere, vispi intellettualmente e capaci di sporcarsi le mani stando tra i problemi della gente. Di quelli che proprio non ce la fanno ad essere a libro paga dei potenti. Prendilo quest’uomo e se proprio ti da’ fastidio prova prima ad ignoralo, poi ad isolarlo, poi a denigrarlo ed infine a mascariarlo con infamie della peggiore specie.

Di’ in giro che è una camurria, un rompiscatole, un parla a vanvera ed aspetta di vedere che effetto fa. Se proprio non ce la fai a comprare il suo silenzio, a mettergli il bavaglio, a tappargli la bocca, comincia pure a terrorizzare chi gli sta accanto nella speranza che chi crede in lui e nel suo esempio lo molli ad un destino di solitudine.

Se tutto questo non funziona, beh… l’ultima spiaggia è farlo fuori. Sissignore, bisogna ucciderlo. Troppo pericoloso è. E allora uccidilo pure. Una volta però non basta. Con una persona di questa stazza bisogna ritornare sul suo cadavere più e più volte. La prima fucilata uccide l’uomo. La seconda, invece, deve cancellare il suo ricordo, le sue idee. Mica è facile toglierselo dai piedi. Troppo ingrombanti sono i suoi messaggi, troppo profondi i solchi dei suoi passi.

Hai fatto? Hai premuto il grilletto? Ecco, bravo! Complimenti. Comincia la fase due. Inizia a dire in giro che è stato un regolamento di conti, che era un fimminaro, che aveva scheletri nell’armadio. Hai fatto? Bravo, bravo. Complimenti vivissimi. Hai compiuto l’omicidio perfetto. L’hai ucciso due volte e chissenefotte. Di lui, del resto, la gente si dimenticherà in fretta. E guai ad avere dubbi. La mafia? Ma nemmeno a dirlo. Nonsi. I colpevoli sono altri, sono sempre altri. La mafia non esiste, compare mio. Fattene una ragione. La mafia non c’è. A Trapani poi. La mafia è un invenzione. La mafia è una marca di detersivi! U capisti?

Ed invece NO! Non ho capito. La mafia c’è. Eccome se c’è. A Trapani la mafia ha ucciso Mauro Rostagno, un siciliano per scelta, colpevole di aver cambiato da dentro le coscienze di tanti. A Trapani la mafia c’è signori miei e fatevene una ragione. Lo ha sentenziato la Corte d’Assise dall’aula bunker del Carcere San Giuliano il 15 Maggio del 2014 leggendo, tra il silenzio composto e civile di chi aspettava quel responso, la sentenza che inchiodava all’ergastolo Vito Mazzara e Vincenzo Virga, cancellando i depistaggi, le infamie, le ingiurie, le mezze verità. Parole pesanti come macigni. La mafia c’è. E adesso che sappiamo chi ha premuto il grilletto e chi ha ordinato l’omicidio non possiamo mica fermarci.

Adesso che la mafia ha perso una delle sue battaglie più importanti bisogna stringersi e serrare i ranghi. Gli impagabili sforzi dei pubblici ministeri, quelli dei giudici della Corte, delle parti civili, delle tante associazioni e dei cittadini che si sono strette in questi 26 anni alla richiesta di verità e giustizia dei familiari sono un patrimonio da non dilapidare, un esempio per questa terra orfana di troppe vittime innocenti di Cosa nostra. Adesso bisogna trovare, costi quel che costi, le forze per meritare l’eredità del testamento civile di Mauro Rostagno e di quella sua voglia matta di costruire, insieme, una società in cui vale la pena di vivere.