Will un ebreo non l’ha mai visto, in Inghilterra sono spauracchi per bambini, avvelenatori di pozzi cristiani, nasi mostruosi e barboni rossi, ma quando si è trovato a conoscere Shylock e Tubal del Ghetto di Venezia, li ha trovati umani in tutto e per tutto, persino simpatici, almeno uno di loro. Certo, il fatto che abbiano iniziato a blaterare di «una libbra di carne» poco prima che Antonio giacesse a terra privo del cuore non aiuta molto a fargli cambiare idea.
Se fino a oggi ci siamo domandati da dove nascesse la storia di Shylock, del prestito a Bassanio, del pagamento della libbra di carne richiesta ad Antonio – in caso di mancata restituzione –, se insomma, com’è ovvio e lecito da secoli, non sapevamo come, dove e quando Shakespeare abbia scritto Il mercante di Venezia, be’, oggi possiamo conoscere tutto, perché Andrea Pennacchi ci porta con Will e la sua banda di compari, come aveva già fatto con Giulietta e Romeo in Se la rosa non avesse il suo nome, alle radici della letteratura, della fantasia e del thriller di William Shakespeare.
Perché Pennacchi non racconta solo con la testa, ma con tutto il corpo: proprio come il Bardo, è drammaturgo e attore.
Una nuova, avvincente indagine che porta William Shakespeare tra le calli di Venezia, sulle tracce di Shylock e Tubal, alle origini del Mercante di Venezia.
Andrea Pennacchi
Una foresta di scimmie
Marsilio Editori, Lucciole 2025
Pagg. 304/€ 16,00
https://liberatestardi.websitefortest.uk/2024/11/14/se-la-rosa-non-avesse-il-suo-nome/



