Urbanistica a Milano, interrogatori davanti al Gip conclusi. Decisione entro 15 giorni

Tancredi

Davanti al giudice i sei indagati per i quali la Procura ha chiesto il carcere o i domiciliari: Tancredi, Pella, Catella, Bezziccheri e Scandurra rispondono al Gip, solo Marinoni non parla ma presenta una memoria.

Si sono conclusi davanti al giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini, al settimo piano del tribunale di Milano, gli interrogatori di sei tra i principali indagati nell’inchiesta sull’urbanistica milanese, per i quali la procura ha chiesto misure cautelari. Si tratta di Giancarlo Tancredi, Manfredi Catella, Andrea Bezziccheri, Alessandro Scandurra, Federico Pella e Giuseppe Marinoni. Ora il magistrato dovrebbe depositare il suo provvedimento entro un paio di settimane e comunque non prima del 30 luglio.

In un comunicato firmato dal presidente del Tribunale, Fabio Roia, è scritto che il Gip “avrà a sua disposizione il materiale probatorio raccolto dalla Procura della Repubblica di Milano nel corso delle indagini e il materiale difensivo introdotto dalle difese degli indagati, con memorie o dichiarazioni degli stessi indagati. Sulla base di tutti questi elementi, in un tempo congruo rispetto alla complessità del procedimento e alle valutazioni giuridiche ad esso sottese, non essendovi un termine fissato dalla legge, il giudice provvederà a definire con ordinanza il giudizio cautelare, accogliendo o rigettando le richieste di misure formulate dalla pubblica accusa. In caso di accoglimento l’ordinanza sarà eseguita dalla Procura della Repubblica e solo in quel momento sarà notificata alle parti”.

Intanto sono stati tutti rinviati a giudizio i sei indagati per il progetto delle Park Towers di via Crescenzago a Milano che ha portato alla costruzione di tre torri all’interno del Parco Lambro per un totale di 113 appartamenti. Lo ha stabilito il gup Alessandra Di Fazio accogliendo la richiesta dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, titolari di uno dei tanti filoni di indagine sull’urbanistica milanese. Il processo prenderà il via il prossimo 12 novembre davanti al Tribunale di Milano.

Tra i sei imputati per lottizzazione abusiva c’è anche Andrea Bezziccheri, imprenditore a capo dell’impresa di costruzioni Blustone coinvolto anche nell’ultimo troncone di inchiesta che ha visto i magistrati milanesi chiedere per lui l’arresto in carcere. Bezziccheri è uno dei sei indagati che oggi si è presentato davanti al gip Mattia Fiorentini per l’interrogatorio preventivo sulla richiesta di arresto dei pm. In questo fascicolo c’erano già molte delle questioni che sono il presupposto anche delle contestazioni mosse ad altri sei indagati che proprio oggi sono stati convocati dal gip.

Il legale di Scandurra: “Accusato per due progetti che non erano suoi”

Alessandro Scandurra, vicepresidente della disciolta commissione del Paesaggio del Comune di Milano, nel corso di circa due ore di interrogatorio davanti al gip Fiorentini ha rivendicato di non avere mai fatto “nulla contro gli interessi pubblici”, avere lavorato sempre con correttezza e per “amore” di Milano e dell’architettura e avere applicato in modo fedele le indicazioni ricevute in relazione ai conflitti di interesse.

Assistito dal legale Giacomo Lunghini, Scandurra è uscito dal Palazzo di giustizia intorno alle 22. L’avvocato ha spiegato che il suo cliente “si è difeso”. Per quanto riguarda le accuse di avere omesso di dichiarare i conflitti di interesse in due progetti, quello di piazza Aspromonte e il villaggio Olimpico, per Lunghini “ha sempre seguito le indicazioni e abbiamo dimostrato che quelli non erano suoi progetti”.

In un’altra circostanza Scandurra sarebbe stato invitato a partecipare alla riunione della commissione, nonostante lui non volesse in quanto riteneva di essere incompatibile a causa di un incarico come consulente non ancora formalizzato. Lunghini sottolinea che il suo assistito “non voleva assolutamente prendere parte alla seduta. E questa è una chiara dimostrazione che non c’è corruzione”.

Bezziccheri: “Non ho mai corrotto nessuno”

Andrea Bezziccheri, imprenditore di Bluestone, ha risposto per oltre tre ore alle domande del gip Mattia Fiorentini.

La sua linea difensiva è che non ha mai corrotto nessuno per i suoi progetti edilizi, che le consulenze pagate erano tutte regolari e tracciate e che non ha mai cercato di influenzare le decisioni della commissione Paesaggio del Comune di Milano.

La sua difesa ha presentato anche una memoria per chiedere al gip Fiorentini di respingere la richiesta di carcere da parte della Procura.

Catella risponde al Gip: “Fornite prove sull’insussistenza delle accuse”

Manfredi Catella, fondatore e ad di Coima, uscendo dal Palazzo di giustizia dice ai giornalisti: “Ho risposto a tutte le domande e il giudice mi ha dato l’opportunità di spiegare. Ho risposto come volevo, tutto quello che potevo dire l’ho detto”. Oggi Catella è stato interrogato per due ore circa dal gip Mattia Fiorentini e si è difeso dalle accuse di corruzione e induzione indebita avanzate dai pm nell’inchiesta sull’urbanistica di Milano. Per lui la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari.

“L’interrogatorio mi ha consentito di fornire tutte le risposte e tutti i chiarimenti fondamentali per una corretta ricostruzione dei fatti”. Lo comunica lo stesso Catella in una nota rivolta agli stakeholder di Coima. L’imprenditore sottolinea di avere risposto “a tutte le domande del Giudice per le Indagini Preliminari. Come anticipato, abbiamo provveduto insieme ai miei avvocati difensori a consegnare al Giudice una memoria, previamente condivisa anche con gli avvocati difensori di Coima SGR. La relazione messa a disposizione del Giudice è stata corredata di tutte le evidenze documentali fattuali a supporto dell’insussistenza dei presupposti dei capi di imputazione promossi dalla Procura”.

Le dimissioni dalle attività esecutive in Coima

Poco dopo è arrivata la notizia della rinuncia di Catella a ogni ruolo nelle attività esecutive in Coima, ma non a quello di ad. Lo comunica lo stesso Catella in una nota rivolta agli stakeholder.

Come precisa l’ex ad, la decisione è stata assunta “con senso di responsabilità e ferma volontà nel far prevalere innanzitutto gli interessi dell’organizzazione aziendale, nel rispetto della qualità della struttura e dei professionisti che la compongono e nel tutelare gli investitori e in generale tutti gli stakeholders di Coima, che hanno sempre fatto pieno affidamento sulla competenza di tutta l’organizzazione aziendale e sulla stabilità della sua operatività”.

La proposta di Catella è stata accolta dal consiglio di amministrazione, che ha espresso “apprezzamento” per la decisione.

Tancredi si è difeso, interrogatorio durato mezz’ora

Giancarlo Tancredi “ha risposto a tutte le domande, non si è sottratto a niente, ha depositato una memoria e si è difeso. Ci ha detto di avere chiesto una sospensione dall’incarico dirigenziale che ha in Comune”. Lo ha detto la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano uscendo dall’aula del settimo piano del Tribunale dove l’ex assessore alla Rigenerazione Urbana è stato sottoposto all’interrogatorio preventivo. Al confronto col gip Mattia Fiorentini, chiamato a decidere sulla richiesta di arresti domiciliari, hanno partecipato anche i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici. “Noi abbiamo insistito per la richiesta di arresto” ha spiegato Siciliano. Alla domanda se si siano indebolite le esigenze cautelari alla luce delle dimissioni da assessore e dell’autosospensione  dall’incarico dirigenziale, Siciliano ha risposto: “È una valutazione che spetta al gip”. L’interrogatorio è durato circa un’ora e mezza.

Uscendo dall’aula, Tancredi non ha rilasciato dichiarazioni. “Si è dimesso, oltre che dal ruolo di assessore, anche dall’incarico dirigenziale che ricopriva in Comune”, ha specificato la pm Siciliano.

“Ho sempre agito nell’interesse del Comune”: è questa la linea difensiva di Tancredi. Da quanto si è appreso ha affermato di non aver mai voluto favorire intenzionalmente il presidente della Commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni, e di non avere inoltre mai lavorato “per i propri interessi”, di non aver mai preso “utilità”. Nel corso dell’interrogatorio, a quanto si è saputo, l’ex assessore non ha scaricato alcuna responsabilità sul sindaco Sala, di cui avrebbe invece difeso l’operato.

Tancredi ha aggiunto di non essere mai stato al corrente dei rapporti con i privati di Giuseppe Marinoni, presidente della commissione Paesaggio fino allo scorso aprile.

Marinoni in silenzio davanti al gip, ma consegna memoria

Il primo a presentarsi davanti al giudice è stato Giuseppe Marinoni, ex presidente della commissione paesaggio del Comune di Milano e uomo chiave dell’inchiesta sull’urbanistica. Non ha risposto alle domande del gip avvalendosi della facoltà di non rispondere. L’avvocato di Marinoni, Eugenio Bono, che ha presentato una breve memoria difensiva per spiegare la mancanza di necessità delle misure cautelari chieste dalla procura, ha detto ai cronisti che “non ci sono episodi corruttivi di alcun tipo, chiariremo la nostra posizione nel dibattimento. Il sistema delineato dalla procura non è quello descritto nell’atto che avete letto, non c’era alcun sistema”.

La Procura di Milano ha invece ipotizzato che tramite lui sarebbe passato quel “piano di governo del territorio ombra”, che avrebbe avuto lo scopo di gestire una “incontrollata espansione edilizia” di Milano. Marinoni rischia il carcere per corruzione, falso e induzione indebita.

Concorso in corruzione, insieme a falso e induzione indebita, i reati contestati all’ormai ex assessore Giancarlo Tancredi, che sarà sentito alle 11.45. Per lui e per l’immobiliarista Manfredi Catella, convocato nel pomeriggio, la Procura ha chiesto i domiciliari.

Davanti al giudice anche l’imprenditore Andrea Bezziccheri e gli architetti Alessandro Scandurra e Federico Pella – tutti e tre, come Marinoni, rischiano il carcere.

Pella nelle ultime ore si è dimesso dagli incarichi nello studio di progettazione J+S – che ha progettato l’impianto termale sorto sulle ex scuderie de Montel a San Siro. E dalle indagini emerge che l’architetto, insieme a Marinoni, avrebbe avuto mire sull’intero quartiere.

Tra i due – sostengono gli inquirenti – c’era uno scambio di informazioni anche confidenziali sul complicato iter per il nuovo stadio: “sarebbe opportuno – scriveva Pella a Marinoni – capire chi c’è dietro”. Nel mirino, le aree intorno al Meazza, destinate a complessi residenziali e ricettivi.

Nessun accordo corruttivo, la tesi che sosterranno gli indagati.

Poi sarà il giudice a decidere se accogliere o meno le richieste di arresto nell’inchiesta che vede 74 indagati.

Fra loro anche il sindaco di Milano Beppe Sala e il presidente di Fondazione Triennale, l’architetto Stefano Boeri e Ada Lucia De Cesaris, avvocato che è stata vicesindaca di Giuliano Pisapia.

Sull’inchiesta è intervenuto intanto anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, secondo il quale le notizie emerse in questi giorni sarebbero segrete e quindi non divulgabili. “È una porcheria – ha dichiarato Nordio -, è accaduto 30 anni fa a Berlusconi, è accaduto a Sala ora e nel frattempo è accaduto a centinaia di persone”.

Fonte: Rainews


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