Riesame, ‘remunerazioni di Coima a Scandurra non erano illecite’.
Gli atti della maxi indagine sull’urbanistica a Milano “non hanno dimostrato” la sussistenza di un accordo corruttivo tra Marfredi Catella, il Ceo di Coima e l’architetto e componente della commissione paesaggio Alessandro Scandurra.
Lo si legge nelle motivazioni del Tribunale del Riesame in merito alla revoca della misura degli arresti domiciliari disposta dal gip Mattia Fiorentini alla fine dello scorso luglio accusandolo di corruzione per il caso del ‘Pirellino’.
Il collegio, che il 23 agosto ha rimesso in libertà Catella, ha spiegato che “nel caso di specie le risultanze in atti non hanno dimostrato che tra Scandurra e Catella si sia formato e fosse operativo” nel corso dei due mandati in cui l’architetto è stato componente della Commissione, dal 2019-2021 e dal 2021-2014, “un accordo i cui termini (…) implicavano un pregiudizievole esercizio in favore del privato Catella dei poteri attribuiti al pubblico ufficiale beneficiato tramite incarichi di progettazione”.
Incarichi per i quali ha ricevuto compensi leciti, anche perchè “non vi è traccia di sovrafatturazioni o di fatture false”.
Fonte: Ansa
Riesame su Catella: “Sulla corruzione mancano gravi indizi di colpevolezza”
Secondo i giudici le remunerazioni di Coima a Scandurra non sarebbero state illecite. Nelle chat emergono “contatti impropri, in ragione dell’eccessiva confidenza tra gli interlocutori”.
Gli atti della maxi indagine sull’urbanistica a Milano “non hanno dimostrato” la sussistenza di un accordo corruttivo tra Manfredi Catella, il Ceo di Coima e l’architetto e componente della commissione paesaggio Alessandro Scandurra.
Lo si legge nelle motivazioni del Tribunale del Riesame in merito alla revoca della misura degli arresti domiciliari disposta dal gip Mattia Fiorentini alla fine dello scorso luglio accusandolo di corruzione per il caso del ‘Pirellino’. Il collegio, che il 23 agosto ha rimesso in libertà Catella, ha spiegato che “nel caso di specie le risultanze in atti non hanno dimostrato che tra Scandurra e Catella si sia formato e fosse operativo” nel corso dei due mandati in cui l’architetto è stato componente della Commissione, dal 2019-2021 e dal 2021-2014, “un accordo i cui termini (…) implicavano un pregiudizievole esercizio in favore del privato Catella dei poteri attribuiti al pubblico ufficiale beneficiato tramite incarichi di progettazione”. Incarichi – secondo il Riesame – per i quali ha ricevuto compensi leciti, anche perché “non vi è traccia di sovrafatturazioni o di fatture false”.
Mancherebbero, quindi i “gravi indizi di colpevolezza”.
“Le chat versate in atti con la trasmissione della documentazione in data 19.8.2025 (in verità per la gran parte già patrimonio del procedimento) non lasciano trasparire elementi sintomatici dell’esistenza di accordi corruttivi sottostanti, mettendo in evidenza al più contatti impropri, in ragione dell’eccessiva ‘confidenza’ tra gli interlocutori”, scrive ancora il Riesame.
Dei sei provvedimenti cautelari emessi del Gip, quindi, solo 3 hanno superato la prova del Riesame – quelli per l’ex assessore Giancarlo Tancredi, per l’ex presidente della Commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e quello per il suo socio, il manager di J+S Spa Federico Pella. Ma i giudici per loro hanno scelto di attenuare la misura cautelare, dai domiciliari all’interdizione per un anno, riqualificando riqualificando la corruzione a loro contestata da “corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio” a “corruzione per l’esercizio della funzione”.
Il Riesame, sul Tancredi ha usato parole durissime: per i giudici, l’ex assessore avrebbe seguito logiche “perverse di illegalità” nel settore dell’urbanistica, impiegando “sistematicamente” in modo distorto la “funzione pubblica”.
Per quanto riguarda i primi due liberati, il costruttore Andrea Bezziccheri e l’architetto Alessandro Scandurra, la Procura ha già fatto ricorso in Cassazione.
Fonte: Rainews/Tgr Lombardia
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