‘Quadro delle indagini confuso, argomentazioni svilenti’.
Non basta che un architetto, anche funzionario pubblico nella Commissione paesaggio, abbia incassato “in presunto conflitto di interessi” soldi per incarichi dalle imprese per dimostrare che sia stato corrotto per pareri favorevoli su progetti immobiliari.
Non c’è prova, infatti, negli atti, nemmeno “nelle chat”, del “patto corruttivo” e dai pm, e di conseguenza dal gip che ha riconosciuto gran parte delle accuse, è arrivata una “semplificazione argomentativa svilente”.
Così il Tribunale del Riesame di Milano, con le prime motivazioni depositate dopo le revoche di agosto dei sei arresti disposti a fine luglio, spazza via buona parte delle imputazioni di corruzione della maxi inchiesta sulla gestione urbanistica, in cui tra gli oltre 70 indagati c’è pure il sindaco Giuseppe Sala e che ha già generato anche tante indagini e processi sugli abusi edilizi su grattacieli e torri del nuovo skyline della metropoli.
La Procura, però, con l’aggiunta Tiziana Siciliano e i pm Petruzzella, Filippini e Clerici, è pronta a ricorrere in Cassazione. Secondo i giudici del Riesame, Pendino-Ghezzi-Papagno, è stata contestata nei rapporti tra Alessandro Scandurra, architetto, nella Commissione paesaggio tra 2018 e 2024 e che era finito ai domiciliari, e l’imprenditore di Bluestone Andrea Bezziccheri, per cui fu deciso il carcere, una sorta di corruzione “automatica”.
Il gip Mattia Fiorentini, sulla base delle indagini, ha portato avanti un “ragionamento congetturale (incarico professionale/remunerazione/corruzione)” e ha ritenuto così “automaticamente configurata l’esistenza del patto” corruttivo. Il “rapporto economico”, ossia il fatto che il professionista ricevesse pagamenti per incarichi dalle imprese, è diventato “automaticamente prova del dovere di astensione” nella Commissione e “la sua violazione” indice “dell’accordo corruttivo”.
Tesi che non ha convinto il Riesame, perché “non risulta adeguatamente indagata la genesi” del presunto patto. “Non si comprende – si legge – sulla scorta di quali evidenze il gip abbia ritenuto che gli incarichi di progettazione siano stati affidati a Scandurra in ragione della sua funzione pubblica e non dell’attività di libero professionista. A diverse conclusioni potrebbe giungersi” se “fosse stato dimostrato il patto corruttivo, ma ciò non è avvenuto”.
Invece, è stato offerto “un quadro fattuale confuso”. Cade anche la corruzione nel rapporto Scandurra-Manfredi Catella, Ceo di Coima. Anche se le motivazioni dell’ordinanza che ha annullato i suoi domiciliari saranno note nei prossimi giorni, è scontato che pure in questo caso sarà indicata l’assenza dei gravi indizi di colpevolezza.
Riguardo al progetto Pirellino, ad esempio, “non persuade” la ricostruzione secondo cui Scandura avrebbe favorito la Sgr. Non ci sono evidenze di preliminari “avvicinamenti” o “condizionamenti” di componenti della Commissione da parte dell’architetto. E le interlocuzioni con l’archistar Boeri, indagato, sono state definite dallo stesso gip “amicali” е non è stato rintracciato “alcun contatto tra Scandura e Coima” all’epoca.
La Commissione, in generale, fa notare ancora il Riesame, “era composta da 11 membri” e “non vi sono evidenze di indebite pressioni o sollecitazioni da parte di Scandurra”. E ancora: “Durante i due mandati si è sempre astenuto in occasione della trattazione di progetti a lui affidati”. Poi, si è attenuto alle regole, sempre a detta del Riesame, anche quando sono state modificate. Regole comunali comunque lacunose e ambigue, per i giudici, ma le “disposizioni di principio” sui conflitti di interessi “necessariamente generiche” devono “essere accompagnate da norme di dettaglio”.
Non si può su questo “biasimare” gli indagati, men che meno gli imprenditori, come Bezziccheri, difeso da Andrea Soliani. Per Scandurra, assistito dagli avvocati Giacomo Lunghini e Luciano Paris, è caduto anche il falso. Dai dispositivi, senza ancora motivazioni, si può evincere che davanti al Riesame ha retto solo una presunta corruzione “per l’esercizio della funzione”, ossia più ampia e contestata all’ex presidente della Commissione Giuseppe Marinoni (solo per lui anche il falso), al manager Federico Pella e in concorso all’ex assessore Giancarlo Tancredi. Niente domiciliari, però, ma solo interdittive.
Fonte: Ansa
Urbanistica a Milano, verso chiusura di quattro indagini
In via di definizione solo per ipotesi di abusi edilizi.
Sono quattro le indagini sulla gestione dell’urbanistica a Milano che la Procura si appresta a chiudere per la parte che riguarda le ipotesi, contestate a vario titolo, di abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso e nelle quali gli indagati sono progettisti, architetti, società con i loro responsabili e altri professionisti.
Da quanto si è saputo sono in dirittura d’arrivo le inchieste che riguardano i progetti “Scalo House”, residenza universitaria in via Lepontina all’angolo con via Valtellina sequestrata a novembre dell’anno scorso, le Residenze Lac di via Cancano nell’area del Parco delle Cave e ‘Il Giardino Segreto’ un edificio residenziale chiamato di 61 appartamenti in via Lepontina.
Anche il fascicolo che riguarda ‘The Nest’, ovvero ‘il Nido’, sette piani sorti al posto di una garage, in via Fontana, vicino al Palazzo di Giustizia, si sta avviando verso la definizione: per i pm, le due palazzine con una quarantina di appartamenti, per altro già venduti, sarebbero stati realizzati in un cortile non in modo conforme alle norme.
Da quanto si è appreso, la chiusura delle quattro inchieste, attesa per le prossima settimana, riguarda il capitolo edilizia.
I pubblici ministeri andranno avanti, invece, con gli accertamenti su eventuali profili di corruzione e turbativa d’asta.
Si va avanti anche ad indagare su altri progetti tra cui quello che porta il nome New Living composto da una torre di 22 piani e un edificio di 8 piani in via dei Rospigliosi, a San Siro, non molto lontano dallo Stadio Meazza, uno di quelli finiti nella maxi indagine che alla fine di luglio aveva portato a una serie di arresti domiciliari, tra cui quelli dell’ex assessore Giancarlo Tancredi e del ceo di Coima, Manfredi Catella, poi revocati dal Tribunale del Riesame.
Provvedimenti che verranno impugnati dopo il deposito delle motivazioni.
Fonte: Ansa
Urbanistica a Milano, i giudici: “Svilente la tesi dei pm sulla corruzione”
Le accuse: presunti abusi edilizi. Si allarga il pool della procura che segue l’indagine.
Non è stato “dimostrato il patto corruttivo” contestato ad Alessandro Scandurra, membro della commissione paesaggio a cui il Tribunale del Riesame ha revocato la misura degli arresti domiciliari disposta a luglio nell’indagine della Procura di Milano sull’ urbanistica.
“Non si comprende – si legge nelle motivazioni – sulla scorta di quali evidenze il gip abbia ritenuto che gli incarichi di progettazione siano stati affidati a Scandurra in ragione della sua funzione pubblica e non dell’attività di libero professionista. A diverse conclusioni potrebbe giungersi” se “fosse stato dimostrato il patto corruttivo, ma ciò non è avvenuto”.
“Sarebbe sufficiente, per il Gip, l’esistenza di un pagamento e lo svolgimento della funzione pubblica in presunto conflitto di interessi per poter ritenere sussistente un accordo corruttivo” e questa “semplificazione argomentativa è svilente”.
Lo scrive il Tribunale del Riesame di Milano nel motivare il provvedimento con cui ha annullato l’arresto di Alessandro Scandurra, ex componente della Commissione paesaggio e uno degli indagati nell’inchiesta sull’urbanistica.
I giudici parlano di “un quadro fattuale confuso” nelle indagini dei pm e non hanno riconosciuto a carico di Scandurra gravi indizi di colpevolezza.
Inchiesta sull’urbanistica, la procura di Milano pronta al ricorso in Cassazione
Il Tribunale del Riesame ha bocciato parte delle accuse alla base di uno dei filoni dell’indagine. Per i giudici non basta il presunto conflitto di interessi nel conferimento di un incarico per configurare un caso di corruzione.
La procura di Milano è pronta a ricorrere in Cassazione, dopo la pubblicazione delle motivazioni con cui il Tribunale del Riesame ha smontato parte delle accuse alla base di uno dei filoni dell’inchiesta sull’urbanistica in città.
Per i giudici, che hanno disposto la scarcerazione dell’architetto Scandurra, ex componente della Commissione per il Paesaggio, il conferimento di un incarico non basta a provare la corruzione.
Ma le incognite non riguardano solo il futuro delle indagini: a Milano centinaia di famiglie, che hanno comprato casa nei cantieri sotto sequestro, attendono risposte. La richiesta del Comitato famiglie sospese, che ieri ha incontrato il sindaco Sala in prefettura, è di un intervento legislativo a livello nazionale.
Fonte: Tgr Lombardia/Rainews
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