Urbanistica a Milano, per Riesame mercimonio della funzione pubblica e corruzione

INCHIESTA URBANISTICA

C’è stato un “mercimonio della funzione pubblica” tra l’allora presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e il manager Federico Pella, con il “contributo” dell’allora assessore del Comune di Milano Giancarlo Tancredi, e che configura il reato di “corruzione impropria” con la “vendita della funzione” pubblica, “messa a libro paga”.

Lo scrive il Tribunale del Riesame nelle motivazioni depositate per i tre indagati nell’inchiesta sull’urbanistica, ai quali ha applicato misure interdittive, al posto dei domiciliari.

Nel provvedimento a carico dell’ex assessore i giudici parlano della sua “elevata attitudine criminale”.

I giudici Pendino-Ghezzi-Tenchio con le motivazioni dei provvedimenti depositate oggi hanno riconosciuto i gravi indizi di colpevolezza nella corruzione contestata a Marinoni, Pella e Tancredi, riqualificandola da “corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio” a “corruzione per l’esercizio della funzione”.

Marinoni, secondo la ricostruzione del Riesame, sarebbe stato a “libro paga” di Pella e l’allora assessore Tancredi ha “consapevolmente concorso al perfezionamento del patto corruttivo” tra i due, “favorendo il conferimento del patrocinio comunale all’iniziativa sui ‘Nodi e porte metropolitane'”. E si sarebbe messo “a disposizione per agevolare le attività poste in essere dal tandem studio Marinoni srl e J+S spa”, di cui Pella era manager.

Questa “piena consapevolezza” di Tancredi, per i giudici, emerge in modo inequivocabile dalle chat acquisite nell’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, coordinata dall’aggiunta Tiziana Siciliano e dai pm Petruzzella, Filippini e Clerici della Procura diretta da Marcello Viola.

Sempre l’assessore, scrive il Riesame, invece di mettere fine alla situazione di “conflitto di interessi” di Marinoni, si “adoperava per la positiva riuscita della collaborazione” tra i due, consolidando “l’accordo illecito”. E attraverso Marinoni, in uno schema di presunto scambio di favori, l’allora assessore avrebbe potuto favorire imprenditori privati nell’edilizia e urbanistica, mentre Pella aveva il vantaggio anche del “canale privilegiato con la politica cittadina”. E con Tancredi, in particolare, “in grado di assicurare il buon esito dei progetti presentati” alla Commissione paesaggio.

Per i tre indagati le esigenze cautelari, secondo il Riesame, possono essere contenute con le misure interdittive e non servono gli arresti domiciliari, come da dispositivi già depositati a metà agosto, dopo gli arresti di fine luglio.

Fonte: Ansa


Urbanistica, Riesame: “Corruzione con il contributo di Tancredi”

Secondo i giudici l’ex assessore sarebbe stato parte di un “sistema di illegalità” insieme Marinoni e Pella.

Contro Giancarlo Tancredi emergerebbero “gravi indizi”, secondo il tribunale del Riesame.

Tanto che l’ex assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano avrebbe “consapevolmente concorso al perfezionamento del patto corruttivo intercorso tra Marinoni e Pella” come risulta comprovato “dal chiaro tenore delle conversazioni intercettate”.

Questo né uno dei passaggi con cui i giudici accolgono la misura interdittiva di un anno dai pubblici uffici (e respingono gli arresti) – inflitta nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica – nei confronti dell’ex esponente della giunta.

“Nonostante sia incensurato” Tancredi ha dimostrato di avere “un’elevata e concreta attitudine criminale” per “il sistematico impiego distorto” della sua “funzione pubblica”.

Il tutto per, è scritto nell’ordinanza, accrescere la sua posizione professionale con la “ricerca esponenziale di ruoli di maggior visibilità”.

Il Riesame aveva rigettato i domiciliari, come nei confronti del presidente della commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e del manager Federico Pella, ma aveva imposto il divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione.

A differenza di quanto accaduto in passato, il tribunale non smonta le ipotesi della procura. Per l’ex amministratore pubblico si configura l’accusa di corruzione impropria.

Altri toni rispetto a solo una settimana fa, quando, motivando il no agli arresti per l’imprenditore Andrea Bezziccheri (carcere) e per l’architetto Alessandro Scandurra (domiciliari) i giudici avevano parlato di “tesi svilenti dei pubblici ministeri”, argomentando che un incarico professionale non è corruzione.

Fonte: Rainews/Tgr Lombardia


Tancredi, Marinoni e Pella: scarcerati dal Riesame, che però “conferma” la corruzione

Il Tribunale del Riesame riqualifica il reato ma conferma l’ipotesi di patto corruttivo. Le motivazioni con cui all’ex assessore, all’architetto e al manager sono stati annullati gli arresti domiciliari.

Le misure interdittive sono sufficienti per l’ex assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, l’architetto ed ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e il manager di J+S Spa Federico Pella. Ma i giudici del Riesame, nell’annullare gli arresti domiciliari per i tre indagati, hanno riconosciuto i gravi indizi di colpevolezza riqualificando la corruzione a loro contestata da “corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio” a “corruzione per l’esercizio della funzione”. Lo si evince dalle motivazioni depositate lunedì.

La riqualificazione della corruzione

La riqualificazione è centrale: da reato che si deve manifestare con atti concreti (per i pm e il gip si manifestava con la scelta di Marinoni di non astenersi in Commissione) a reato cosiddetto “di pericolo”, ovvero a prescindere che l’indagato abbia concretamente agito contro i suoi doveri.

“La disamina delle conversazioni telematiche intercorse fra Marinoni e Tancredi fa emergere la commistione di interessi che li accomuna, nonché l’asservimento delle rispettive funzioni pubbliche agli scopi dei privati, i cui progetti transitano dalla Commissione paesaggio”, si legge in uno dei passaggi delle motivazioni del Riesame.

Marinoni “a disposizione” di Pella

Secondo la ricostruzione del Riesame, Marinoni si sarebbe messo a disposizione di Pella, e Tancredi avrebbe “consapevolmente concorso al perfezionamento del patto corruttivo” tra loro due, con il patrocinio comunale all’iniziativa sui ‘Nodi e porte metropolitane’, quando invece avrebbe dovuto piuttosto operare per far cessare il conflitto d’interessi di Marinoni. Una consapevolezza, da parte dell’ex assessore, che emergerebbe chiaramente dalle conversazioni tra lui e Marinoni, depositate dalla procura.

Tancredi ha “perso di vista” l’interesse pubblico

In particolare, Tancredi seguiva da vicino il funzionamento della Commissione paesaggio e talvolta interveniva nelle valutazioni tecniche, mostrando così “piena consapevolezza anche delle situazioni di incompatibilità in cui versava Marinoni”. Secondo i giudici del Riesame, l’interesse principale di Tancredi sarebbe stato quello di “evitare danni politici, magari in vista di maggiori e più importanti incarichi”, che lo avrebbe portato ad agire “in un crescendo in cui si è finito col perdere di vista l’interesse pubblico”.

Il Riesame, su Tancredi, è durissimo. Per i giudici, l’ex assessore avrebbe seguito logiche “perverse di illegalità” nel settore dell’urbanistica, impiegando “sistematicamente” in modo distorto la “funzione pubblica”.

Fonte: Milano Today


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