Ustica, 45 anni fa. La storia della strage rappresenta un gravissimo atto di depistaggio

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Sono trascorsi quarantacinque anni dal quel tragico 27 giugno 1980, quando il DC-9 Itavia fu abbattuto. 81 le innocenti vittime: sessantatré adulti, quattordici bambini, due piloti e due assistenti di volo che hanno perso la vita, partite da Bologna e mai arrivate a Palermo.

La vigilia del 45° anniversario, cade di venerdì come allora, è stato caratterizzato dalla richiesta della Procura di Roma di archiviare le indagini aperte nel 2008 dopo le dichiarazioni del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga che quel 27 giugno era a capo del Governo, rilasciate durante una trasmissione radio: “I servizi segreti mi avevano informato che erano stati i francesi con un aereo della Marina a lanciare un missile non a impatto ma a risonanza. Se fosse stato ad impatto non ci sarebbe rimasto nulla dell’aereo”.

Ancora una volta l’Associazione parenti delle Vittime della Strage di Ustica con in testa la presidente Daria Bonfietti chiederà alle istituzioni il “diritto alla verità”, quella verità che, nonostante siano trascorsi quarantacinque anni, non è stata scritta completamente. Vicino all’Associazione dei Parenti, come avviene ogni anno, sarà presente Articolo 21.

La Procura di Roma nonostante la richiesta di archiviazione, ha confermato ciò che il giudice istruttore Rosario Priore aveva concluso nella sua sentenza-ordinanza ricostruendo il tragitto dell’aereo dall’aeroporto di Bologna al cielo di Ustica attraverso i vari tracciati radar: l’aereo si è trovato all’interno di una guerra e 81 civili italiani non sono stati protetti.

Infine la Procura di Roma demolisce definitivamente la teoria della bomba all’interno del DC-9 e della pista palestinese, confermando ancora una volta il lavoro del giudice Priore e le perizie sui resti dell’aereo, per buona pace del generale Tricarico, dell’ex ministro Giovanardi e del parlamentare di Fratelli d’Italia Mollicone che sostengono l’inesistenza dello scenario di guerra e la presenza della bomba nella toilette dell’aereo e di chi, vergognosamente in tv, continua a mettere a confronto la bomba all’interno e il missile all’esterno motivandolo come un atto di par condicio.

La storia della strage di Ustica rappresenta un gravissimo atto di depistaggio, come è avvenuto in tutte le stragi neofasciste nel nostro Paese, ancora più grave per il silenzio, l’omertà degli alleati, in particolare francesi e americani.

Un altro dato di fatto è la presenza della portaerei francese Foch presente per un’esercitazione, dimostrato dalla testimonianza di ufficiali che il 26 giugno, il giorno prima, vi erano saliti a bordo, perciò impossibile che il 27 fosse già all’interno di un porto militare francese.

Verità e giustizia sono un diritto dell’Italia intera, e da parte delle istituzioni un dovere. Quello che è accaduto in questi anni nei confronti della Strage di Ustica è un attacco alla Costituzione e alla nostra democrazia.

La presidente del Consiglio Meloni dimostri di non essere solo una pedina nello scacchiere internazionale. Vi sono rogatorie con domande precise fatte dagli inquirenti nei confronti di Stati alleati, America e Francia in particolare, che non hanno mai ottenuto risposte. Questo è il momento di stare dalla parte dei parenti delle vittime, ovvero dalla parte dell’Italia.

Fonte: Articolo 21


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