La nave militare con il maggiore potenziale distruttivo al mondo nelle acque del mar dei Caraibi, mentre l’opposizione guidata dalla neo Nobel per la pace, chiede all’esercito di disertare. Navi e marines Usa: circa 15 mila soldati e una quindicina di mezzi di assalto anfibio, un sottomarino d’attacco, e dieci caccia F-35 nella vicina Puerto Rico. Non si vedeva un dispiegamento di forze simile dal 1989, quando gli Stati Uniti invasero Panama.
‘Lancia del sud’ antidroga l’invenzione
La flotta più potente al mondo ad affondare per ora 20 piccole imbarcazioni di presunti narcotrafficanti o poveri pescatori. E il Pentagono ha anche dato un nome alla missione, «Lancia del sud». L’amministrazione Trump sta portando avanti da mesi varie forme di pressione contro il regime venezuelano di Nicolás Maduro, con l’intento implicito di rovesciarlo. Attacco militare con bombardamenti possibile, invasione di terra improbabile. Un militare venezuelano mostra a una donna come usare un fucile a Caracas, settembre 2025. Venerdì Trump ha detto di aver deciso cosa fare con il Venezuela: «Di fatto ho deciso, sì. Cioè, non posso dirvi cosa sarà, ma ci siamo», ha raccontato. Insomma, la scelta tra il un piccolo o un grosso guaio.
In Venezuela intanto…
L’opposizione venezuelana, ha cominciato a muoversi. María Corina Machado, che ha vinto il molto discusso premio Nobel per la Pace, si dichiara pronta a prendere il potere nel caso in cui il regime crollasse. Rollasse per ‘sollecitazione molto armata Usa’, e a spinta Machado (rifugiata nell’ambasciata Usa di Caracas) che chiede alle forze armate venezuelane di disertare e abbandonare il regime. Mentre Maduro ha annunciato una «mobilitazione di massa» delle forze armate per difendere il paese, e la propaganda sui media mostra di frequente militari a pattugliare le città. Mentre lui, rovesciando i ruoli con la Nobel, sta adottando una peculiare retorica pacifista, sino a canticchiare ‘Imagine’ di John Lennon.
L’America Latina in blocco
Le navi da guerra che incombono sulle coste venezuelane rendono più dura la vita dei pescatori nel nordest del Delta Amacuro, costretti a ridurre la loro attività nelle acque vicine a Trinidad e Tobago per il timore di attacchi statunitensi. Ma la ‘crisi americana’ in molta parte dell’America latina era in corso dalla scomparsa dei programmi di sussidi. Paesi allo stremo. In Venezuela, scuole aperte solo solo due giorni alla settimana, perché il 76% dei maestri ha abbandonato la scuola a causa di salari insufficienti per vivere: 7,3 dollari al mese con tendenza al ribasso». Paghe irrisorie per tutti e sopravvivenza solo con i ‘bonus di guerra’, racconta Claudia Fanti sul Manifesto.
Regime corrotto e popolo innocente
L’opposizione di estrema destra, inneggiante all’invasione Usa, della neo Nobel per la pace María Corina Machado o del golpista, latitante in Spagna, Leopoldo López, di cui Maduro ha chiesto alla Corte Suprema di Giustizia la revoca della nazionalità. Oltre a sparizioni sospette. Pedine di scambio, come il nostro Alberto Trentini, in carcere ormai da un anno, e la cui liberazione, come quella degli altri detenuti italiani e di altri paesi, rischia di nuovo di allontanarsi proprio a causa dell’offensiva statunitense in corso. O, ancora, persone che si sono semplicemente trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato, spesso vittime di estorsione da parte della polizia e troppo povere per pagare il loro rilascio.
Cosa vuole veramente Trump?
A Caracas Nicolas Maduro parla senza mezzi termini di prove tecniche di invasione e mobilita esercito e milizia bolivariana, mentre i pasdaran del regime, come il potente ministro degli Interni Diosdado Cabello, evocano un possibile stato marziale con l’interruzione delle telecomunicazioni a livello nazionale. «Siamo pronti a qualsiasi scenario, difenderemo la rivoluzione contro questo attacco imperialista», riporta l’ISPI. Mentre gli analisti di cose militari in parte rassicurano. «Per invadere una nazione grande come il Venezuela ci vorrebbero almeno 30.000 uomini. Ma è chiaro che le forze in campo non sono quelle di un’operazione antidroga, pur estesa che sia. Un mese fa Trump ha parlato di simulazioni della CIA su possibili operazioni in territorio venezuelano, una dichiarazione insolita dato che di prassi un piano del genere non viene di certo annunciato», avverte un ex ambasciatore Usa nel Paese.
Negli Usa un grande affare della Difesa
La guerra è forse prossima, ma la domanda è: chi ci guadagna? Se c’è un settore che trae vantaggio da questa escalation, infatti, è l’industria della difesa degli Stati Uniti. Molti dei sistemi d’arma e delle navi impiegati nel potenziamento hanno costi proibitivi: i cacciatorpediniere classe Arleigh-Burke costano circa 2,5 miliardi di dollari ciascuno solo per l’acquisto; l’aereo da combattimento AC-130J Ghostrider raggiunge i 165 milioni di dollari a unità; il P-8 Poseidon circa 83 milioni; l’hovercraft Landing Craft Air Cushion (LCAC), imbarcato su alcune navi da guerra, circa 90 milioni di dollari ciascuno (Responsible Statecraft).
Acquisto ma poi devo mantenerli
Gli appaltatori beneficiano dei costi di manutenzione e dei servizi di assistenza in mare, che rappresentano circa il 70% del costo del ciclo di vita degli armamenti. La General Atomics, subito dopo l’avvio della campagna statunitense contro i presunti trafficanti di droga, si è aggiudicata un contratto da 14,1 miliardi di dollari per l’approvvigionamento e la manutenzione dei droni MQ-9 Reaper. Questi velivoli, noti per le capacità di attacco e ricognizione, sono stati avvistati nei Caraibi, dove hanno eseguito la maggior parte degli strike contro imbarcazioni sospette
Grandi affari per i principali fondi Usa
I primi cinque appaltatori della Difesa – tra cui Lockheed Martin, Boeing, RTX (ex Raytheon) – saranno i principali beneficiari che già ricevono già circa un terzo di tutti i contratti per armi militari esistenti. Lockheed Martin è particolarmente presente. Appaltatore principale del caccia F-35, produce anche i sistemi di combattimento Aegis delle navi da guerra, per i quali ha ricevuto un contratto da 3,1 miliardi di dollari per il supporto quest’estate. È inoltre uno dei principali produttori dei missili Hellfire, probabilmente impiegati negli attacchi in corso, denuncia Vivaldelli.
La guerra grande affare
Le principali aziende della difesa statunitense sono in gran parte possedute da grandi fondi di investimento, che detengono la maggioranza delle azioni quotate in borsa. Ad esempio, per Lockheed Martin i principali azionisti includono Vanguard Group (circa l’8-9%), BlackRock (6-7%) e State Street Corporation (4-5%); per Boeing, Vanguard (8-9%), BlackRock (6-7%) e Newport Trust Company (come trustee per piani pensionistici); mentre per RTX, Vanguard (9-10%), BlackRock (7-8%) e State Street (4-5%) dominano il panorama azionario. Insomma, come spesso accade, la guerra è un grande affare. Per pochi.
Fonte: Remocontro
https://liberatestardi.websitefortest.uk/2025/11/01/usa-venezuela-rischio-guerra-ancora-il-giardino-di-casa/



