Dovrebbe essere questa la domanda da porsi oggi se si volesse capire e definire di conseguenza meglio l’esito dell’incontro tra il presidente americano Trump e quello russo Putin.
Invece nei titoli dei giornali italiani si mettono in evidenza questi grandi progressi annunciati dai due, senza specificare quali sarebbero stati.
Si ammette che l’accordo non è stato raggiunto, ma solo perché adesso devono dire la loro Zelenskij e i leaders dei “paesi volenterosi” dell’Unione europea, cioè Gran Bretagna, Germania e Francia. Il “cerino acceso” insomma, ora per Trump e Putin passa nelle loro mani. Ma questo già si sapeva prima del vertice dell’Alaska. Senza il loro parere non si va da nessuna parte.
Dove starebbero allora le novità tanto decantate?
Nella conferenza stampa al termine delle tre ore di colloquio, durata dodici minuti, sottolineano i cronisti presenti, Putin ha parlato per primo sostenendo che un accordo sarebbe stato raggiunto, senza dire però quale. Trump ha definito “produttivo” l’incontro, evidenziando però che non è stata trovata un’intesa sul cessate il fuoco in Ucraina, che era il vero obiettivo del vertice, come da lui dichiarato più volte.
“Abbiamo fatto progressi, ma non siamo arrivati al punto”, ha detto il presidente americano prima di chiudere, senza rispondere alle domande dei giornalisti e senza spiegare perché il pranzo previsto dopo la prima sessione di colloqui è saltato, così come la successiva sessione “post prandium”.
In realtà, l’obiettivo, per Putin, è stato ampiamente raggiunto. La sua accoglienza negli Stati Uniti rappresenta per lui una vittoria. Il leader russo è stato ricevuto su un tappeto rosso, come le star di Hollywood, è stato accolto da Trump con sorrisi e strette di mano e invitato a raggiungere il luogo dell’evento in macchina con lui anziché con la sua, che lo aspettava poco lontano. Sembravano due vecchi amici che si rivedevano dopo quattro anni con piacere, per passare insieme il giorno di ferragosto.
Putin è stato riabilitato sul piano internazionale e soprattutto ha guadagnato tempo per proseguire l’offensiva militare in Ucraina, come sottolinea Repubblica. Nella notte che ha preceduto il vertice, attacchi russi su tutta l’Ucraina hanno provocato sette vittime e almeno 17 feriti, specifica Euronews.
Trump ha ribadito il suo ruolo essenziale per raggiungere qualsiasi intesa e aspirare così al tanto desiderato premio Nobel per la pace. In realtà non ha ottenuto alcun risultato di rilievo da strombazzare alla stampa mondiale. Insomma alla fine tanto fumo e niente arrosto.
L’incontro, sottolinea il New York Times, in realtà, è servito per riportare in auge la mentalità imperiale di due leaders, applicata nel XXI° secolo.
Ed è proprio così. Trump ha annunciato che non aumenterà per ora i dazi sulle merci cinesi legati all’acquisto di petrolio russo da parte di Pechino. Unico vero successo dichiarato. Il tycoon ha anche dichiarato che il presidente cinese Xi Jinping gli avrebbe assicurato che non invaderà Taiwan durante la sua permanenza alla Casa Bianca, ha aggiunto The Guardian. Altro successo “imperiale”.
Prima dell’incontro, durante il volo verso Anchorage, Trump aveva annunciato ai giornalisti che se Putin non avesse accettato la tregua ci sarebbero state “conseguenze molto gravi” per lui.
Al termine dell’incontro, in una intervista a Fox News, il presidente americano ha detto chiaramente che ora la responsabilità per avanzare nelle trattative ricade su Kiev e sugli alleati europei, invitando il presidente Zelenskij a “fare un accordo” con la Russia, sottolineando la superiorità militare di Mosca.
Quei due sono come il gatto e la volpe di collodiana memoria, è il commento molto efficace, devo dire, di un lettore sui social.
Macron ha annunciato che incontrerà Zelenskij per discutere dei colloqui, senza precisare però data e luogo. Gli alleati europei di cui parla Trump, sono rimasti spiazzati da come si è concluso il vertice e ora devono studiare insieme una strategia per ribadire il loro punto di vista concordato con il presidente ucraino: resta prioritaria la volontà di non cedere alcuna fetta di territorio, come invece continua a pretendere Mosca, riferendosi in particolare alla regione del Donbass, conquistata in questi 21 mesi di guerra, al 70 per cento, dalle truppe russe. Per il resto si può trattare.
Che farà Trump adesso? Tornerà a sostenere Zelenskij o farà altri accordi “sottobanco” con Putin, soprattutto commerciali, se già non li ha fatti ad Anchorage?
Sarebbero quelli i “grandi progressi” che hanno annunciato senza specificarne la natura e che erano il vero interesse dei due leaders?
Fonte: Articolo 21
https://liberatestardi.websitefortest.uk/2025/08/15/portera-qualcosa-di-buono-lincontro-tra-trump-e-putin-in-alaska/



