“Vi auguro di essere eretici”. Il cammino di Don Luigi Ciotti a “Contagiamoci di cultura”

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È Don Luigi Ciotti a fare gli auguri a tutti noi per i suoi ottant’anni. E l’augurio è quello di leggere il mondo con sguardo libero e alzare la voce quando qualcosa non funziona, dentro e fuori di noi. A raccogliere il suo messaggio è Toni Mira, giornalista e scrittore, nel suo “Vi auguro di essere eretici – Don Luigi Ciotti. Una vita in cammino”, pubblicato da Edizioni San Paolo e presentato in occasione dell’ottantesimo compleanno del fondatore del Gruppo Abele e di Libera.

Come ricorda lo stesso Toni Mira questa settimana su #Contagiamocidicultura, «questo libro non è una biografia, ma è un racconto corale; è il cammino di un grande uomo, di un grande sacerdote che inizia ottant’anni fa, il 10 settembre 1945, sulle Dolomiti, a Pieve di Cadore, e poi bambino è migrato a Torino, a vivere in una baracca, quasi anticipando quello che sarebbe poi stato il suo impegno già da adolescente», dice Toni Mira.

Fino all’incontro con le fragilità e poi la fondazione del Gruppo Abele, il lavoro fatto con i minori e poi con i tossicodipendenti, gli ammalati di Aids, «gli ultimi e gli straccioni, come li definiva Fabrizio D’André che Don Luigi ama tanto. E poi la conoscenza del mondo delle mafie fino alle stragi del 1992 e alla nascita di Libera».

Sono due le parole in particolare che segnano il percorso di Don Luigi Ciotti: ascolto e concretezza. «L’ascolto di tutti, l’ascolto prima di tutto delle vittime delle mafie, dei loro familiari, per trasformare il dolore in memoria e in impegno», sottolinea ancora l’autore. «E poi la concretezza di realizzare progetti, della costruzione quotidiana di una giustizia sociale, delle esperienze nate sui territori e diventate esempi di legalità concreta. Ma poi c’è la pretesa della risposta delle istituzioni per l’approvazione di leggi a favore dei diritti e di quella giustizia vera»

Essere eretici per Luigi Ciotti significa non limitarsi a denunciare, ma mettersi in gioco in prima persona, per cambiare le cose. E soprattutto non smettere di interrogarsi, e non accettare letture preconfezionate e alle “parole d’ordine” del momento. È l’ereticità del dubbio, della coscienza critica, del coraggio di non voltarsi dall’altra parte.

Il volume è anche un coro di voci, dice ancora l’autore: familiari di vittime innocenti di mafia, magistrati come Giancarlo Caselli, intellettuali e figure della società civile e della politica come l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, il presidente della Cei Matteo Zuppi, Nando Dalla Chiesa, monsignor Nuccio Galantino, fino ad una donna del progetto Liberi di Scegliere (la moglie di un boss al 41 bis) e chi, provenendo da mondi criminali, ha scelto di cambiare vita. Tutti raccontano un frammento del “noi”, di quella comunità solidale di cui parla Don Luigi Ciotti.


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