Il summit che decise la strage di via Palestro si sarebbe tenuto in un’abitazione di corso dei Mille a Milano fra i boss Cosimo Lo Nigro, Francesco Giuliano, Giovanni Formoso e i fratelli Tutino. Lo racconta ai pm milanesi Gaspare Spatuzza, collaboratore di giustizia che ha permesso con le sue dichiarazioni la riapertura delle indagini sulla strage di via D’Amelio.
La strage di via Palestro a Milano il 27 luglio 1993 fece cinque morti e diversi feriti. Per quella ennesima tragedia la Corte condannò, in un primo momento, sei persone come esecutori materiali. Altri due se ne aggiunsero poco tempo dopo: i fratelli Formoso, basisti e titolari del “pulciaio” a Caronno Pertusella dove venne nascosto l’esplosivo. A partecipare alla strage voluta dai corleonesi e che (sarebbe stata) progettata dai fratelli Graviano, Marcello Filippo Tutino, fratello di Vittorio già condannato per via Palestro e la fallita strage dell’Olimpico. Attualmente, Marcello Tutino si trova in carcere con una condanna a undici anni per traffico collegato alla ‘ndrangheta.
Gaspare Spatuzza ha rilasciato queste dichiarazioni che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Tutino durante alcuni interrogatori al Tribunale di Firenze e aggiunge anche: «Posso dire che l’obiettivo non fu centrato». A Firenze in questi giorni si susseguono le deposizioni di politici, funzionari del Ministero che nel biennio stragista ebbero ruoli di responsabilità, dall’ex guardasigilli Conso all’allora ministro dell’Interno, Nicola Mancino. Nonostante le quattro sentenze della Cassazione che attestano come dietro Capaci e via D’Amelio ci sia Cosa nostra, un’inchiesta di 5o pagine pubblicata sul nuovo mensile siciliano “I Quaderni de L’Ora” annuncia che la Procura nissena sta aprendo in queste settimane a sorpresa: «L’ipotesi di una stagione di sangue di matrice terroristica».
Come per le stragi del’93 di Firenze, Milano e Roma: «Un’ unica strategia della tensione, avviata nell’autunno del ’91 e conclusa nel febbraio del ’94 con l’arresto dei fratelli Graviano, per sovvertire il quadro politico italiano». Il procuratore di Caltanissetta Lari proprio in queste settimane ha affermato: «Stiamo lavorando a una memoria con cui si ricostruirà tutta questa vicenda e la sottoporremo all’attenzione del procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato». In attesa di questo documento la Commissione parlamentare d’inchiesta, prosegue in questa fase le audizioni responsabili dei Ministeri e delle forze di Polizia. Un lavoro di ricerca che mira a ricostruire la verità politica di quegli anni in vista di una ricostruzione storica e in attesa di verità giudiziarie. Perché la stagione delle stragi sembra non aver trovato fine nel novembre ‘93 ma essersi spinta sino al gennaio ’94.
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